a cura di Elisa Zuri

Ogni volta che una domanda diventa chiara nella testa e urgente nel cuore una risposta si palesa. Di solito dove meno te lo aspetti.
L’universo ti consegna una risposta. Per essere pronto a coglierla è necessario stare in ascolto, in silenzio, fare spazio.
Non credo che si tratti di magia, credo piuttosto che abbia a che fare con il nostro far parte di questo universo. Come tutte le specie naturali, interagiamo continuamente, consapevoli o meno, con il resto della comunità vivente.
Durante la camminata urbana Le porte del cielo abbiamo scoperto che il fisico Fritjof Capra e il botanico Stefano Mancuso hanno scritto un Discorso sulle erbe (Aboca Edizioni).
In questo lungo periodo di sospensione e parziale immobilismo, questo libro – che, come indica il sottotitolo, spazia Dalla botanica di Leonardo alle reti vegetali – è riuscito a mettere in moto vorticoso i miei pensieri e a far un po’ di luce sul mio stato d’animo.
Prima di tutto riabilitando affetti, sentimenti, ed emozioni quali strumenti determinanti del processo cognitivo. La cultura occidentale ha dato sempre un posto di supremazia alla ragione e a una spiegazione meccanica degli eventi naturali e delle leggi che regolano l’universo. Negli ultimi trent’anni, invece, nel campo della neurobiologia si è formata una concezione sistemica in cui l’universo è visto come una rete inseparabile di relazioni capace di autoregolarsi.
Quel che caratterizza gli esseri viventi è la loro capacità di riprodursi, di rigenerarsi in ogni loro parte, conservando lo schema di organizzazione a rete ma trasformando o sostituendo diverse componenti in risposta agli stimoli dell’ambiente.
Ogni interazione con l’ambiente innesca cambiamenti negli organismi, siano piante, animali o uomini. Un sistema vivente risponde ai disturbi dell’ambiente modificando il proprio comportamento sulla base delle esperienze precedenti. Spesso le piante presentano maggior capacità di adattamento degli uomini, ma questi hanno potenzialmente capacità cognitive più elevate. Inoltre gli uomini sono consapevoli dell’ambiente e dei propri processi cognitivi, che coinvolgono percezione, emozione e comportamento.
Quanto sfruttiamo questa potenzialità?
Leonardo Da Vinci – primo botanico teorico nella storia della scienza occidentale quando la botanica era ancora accessoria alla medicina – aveva intuito – attraverso la rappresentazione dettagliata delle forme delle piante e lo studio dei processi di metabolismo che ne stavano alla base – che la vita di tutti gli esseri viventi è caratterizzata da un sistema dinamico elicoidale a spirale, sempre in mutazione e al contempo stabile.
Tutte le forme di vita sono strutturalmente connesse in una rete. Dunque le loro azioni e reazioni sono direttamente legate. Così, per l’uomo, fare comunità è senza dubbio una strategia premiante per la sopravvivenza e lo sviluppo della specie. Modificare i propri comportamenti con sensibilità e apertura costante agli stimoli dell’ambiente è faticoso ma essenziale per scegliere una risposta positiva ai disturbi.
Le piante, che costituiscono l’85% della biomassa del pianeta, già naturalmente si riproducono e si modificano per sostenersi reciprocamente.
Capra sottolinea come la possibilità di trovare la felicità nelle relazioni umane e affettive possa restituirci un senso di comunità, antidoto a un capitalismo e a uno sfruttamento senza freni che rischiano di compromettere la biosfera. Un invito a essere fiduciosi in quello che possono insegnarci le piante.
Conclude il libro una dichiarazione di Václav Havel, ex presidente della Cecoslovacchia e scrittore, con cui salutiamo quest’anno difficile, schiacciante, in cui la natura è tornata a mostrarsi forte e rigogliosa là dove gli uomini hanno fatto un passo indietro:

Il tipo di speranza cui penso spesso […] è soprattutto uno stato della mente, e non del mondo. Sia che abbiamo speranza dentro di noi, sia che non ne abbiamo, si tratta di una dimensione dell’anima, e non dipende essenzialmente da una qualche particolare osservazione del mondo o dalla valutazione delle circostanze. […] (La speranza) non è la convinzione che qualcosa cambierà in meglio, ma la certezza che qualcosa ha senso, indipendentemente da come andrà a finire.

Buon passaggio e tanti auguri!

Gli articoli, i suggerimenti, i pensieri...il blog di Tempo Nomade

a cura di Elisa Zuri

Torna in alto