Pierre Mumber, amico e collaboratore di Tempo Nomade, è una guida escursionistica che vive in Francia a Le Monêtier-les-Bains, nel dipartimento delle Hautes Alpes, dove gestisce un gîte, un rifugio dove accoglie i turisti che vogliono attraversare le montagne a piedi, in bicicletta, o con gli sci. Nel 2018 è stato processato per il cosiddetto “reato di solidarietà”, per aver prestato soccorso a dei migranti che rischiavano la vita passando il confine italiano a Montgenèvre, attraverso le Alpi innevate. L’accusa diceva “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Una troupe di giornalisti italiani, accorsa sulla rotta battuta dai migranti, ha girato un video dei fatti. La polizia è arrivata in macchina, i poliziotti sono scesi e hanno catturato quattro persone, tra cui una donna. Un migrante è fuggito in mezzo ai boschi e i poliziotti l’hanno rincorso, lasciando l’auto aperta e la donna a terra. Pierre si è avvicinato e l’ha soccorsa nella neve. Ha offerto bevande calde e vestiti pesanti ai richiedenti asilo africani.
La polizia ha dichiarato che Pierre ha aperto lo sportello della loro macchina per favorire la fuga dei quattro fermati. Il giornalista ha offerto a Pierre il video che documenta come realmente sono andati i fatti, da usare come prova per la difesa, ma il tribunale penale di Gap (Hautes Alpes) non l’ha accettato come fonte dichiarandolo formalmente non adeguato. Pierre è stato condannato a tre mesi di carcere “per aver agevolato la fuga di quattro migranti nel gennaio 2018” e ha iniziato a prepararsi alla difesa in appello.
Nel frattempo si aprono delle domande, le stesse che ognuno di noi si pone all’arrivo dei barconi, nella convivenza con gli immigrati. Cosa vogliono questi migranti? Cosa possiamo fare? Come posso proteggermi? Cosa rischio? Cosa sono chiamato a fare?
Maurizio Pagliassotti, scrittore e giornalista de “Il Manifesto”, nel libro Ancora dodici chilometri. Migranti in fuga sulla rotta alpina, Bollati Boringhieri 2019, dedica un capitolo alla vicenda di Pierre. Mi ha colpito il ritratto che ne fa, che non è quello di un eroe, di un attivista politico o di un rivoluzionario. Pierre è un uomo di cinquantacinque anni che ha risposto a una chiamata umanitaria. Ha prestato soccorso ai migranti che rischiavano la vita, ha preso parte ai maraudes, le operazioni di soccorso che centinaia di attivisti e guide di montagna hanno offerto a chi aveva bisogno, per evitare decessi.
I pochi uomini che abitano le montagne conoscono la necessità di essere solidali per sopravvivere, si riconoscono come comunità e non è l’appartenenza politica, religiosa o razziale a segnarne i confini, quanto l’essere uomini che abitano lo stesso angolo di terra.
Pierre accoglie spesso i migranti in casa sua e i turisti lo sanno, lo vedono. La comunità è fatta di uomini che sono uguali di fronte al bisogno. Essere comunità vuol dire stringere i nodi di una rete invisibile in cui la vita di ognuno di noi è legata alla vita degli altri. Una rete che esiste che lo si voglia o meno, che può unirci nella solidarietà o nella disperazione e nell’abbrutimento.
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo lo sta portando alla luce con forte evidenza. In un mondo sempre più globalizzato anche quello che accade dall’altra parte del mondo ci riguarda. Un battito di ali di pipistrello in Cina può cambiare la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Ci si salva solo tutti insieme. Nessuno può farlo da solo. Chi mette la testa sotto la sabbia non sceglie solo per sé stesso ma anche per chi gli sta intorno.
Pierre ci ricorda che abitare questa terra, prima di tutto, significa scegliere da che parte stare. Che ignorare la rete che ci lega al resto dell’umanità e dell’universo è una scelta. Possiamo restare chiusi nel caldo della nostra casa e chiudere gli occhi. Chi potrebbe biasimarci? Ma davvero è possibile pensare che la sofferenza di chi rischia la vita in scarpe di tela nella neve, su cui altri vanno a sciare in Ferrari, non ci riguardi?
È stato bellissimo, dopo più di un anno di attesa, il 21 novembre 2019, leggere il verdetto della Corte D’Appello: Pierre non ha violato la legge, è rimasto umano ed è stato assolto. Finora i marauds hanno salvato la vita a circa ottocento persone.
Dall’1 all’8 agosto 2020 avevamo in programma un viaggio in cui avremmo camminato con Pierre sulle sue montagne ma l’emergenza sanitaria relativa alla pandemia di Covid 19 ci ha costretto a rimandare l’appuntamento all’anno prossimo.