a cura di Elisa Zuri

Le notti sono la cosa peggiore, non trovi?

“E poi ci fu il giorno in cui Addie Moore fece una telefonata a Louis Waters. Era una sera di Maggio, appena prima che facesse buio”. Così inizia il romanzo di Kent Haruf, “Le nostre anime di notte”, un romanzo che per me è pervaso di bellezza.
Addie e Louis sono un uomo e una donna sui settant’anni, entrambi vedovi, vivono soli ad un isolato di distanza, ad Holt, una cittadina nel Colorado. Una sera Addie prende coraggio e va a casa di Louis per fargli una proposta diretta: la sera vuoi venire a dormire da me? Non si tratta di sesso, si tratta di parlare per addormentarsi insieme e non essere soli se non si riesce a dormire.
Addie trova il coraggio una sera, appena prima che faccia buio. Nel momento di massima fragilità per le anime, quella in cui le energie della giornata vengono meno e si può iniziare a fare un bilancio di com’è andata. Quando arriva il buio, il bilancio non è mai quello della giornata trascorsa, ma si sentono le scelte fatte, i dolori passati, i desideri profondi. E’ il momento in cui si ha bisogno di intimità, di vicinanza. Le notti sono il momento peggiore, dice Addie.
Louis accetta la proposta ed inizia così una storia di amicizia e solidarietà, di piccoli gesti di avvicinamento, rispetto, di anime che lentamente si scongelano, si raccontano e si accolgono.
Sono due persone anziane che vincono imbarazzi e timori, che non hanno più tempo da perdere in quello che dice la gente, per cui la loro frequentazione è scandalosa ed inaccettabile. Si prendono cura l’uno dell’altra e si ascoltano, nei desideri, negli affetti, nei bisogni di riparazione con le rispettive famiglie, nei tempi necessari.
Addie ha perso una figlia di undici anni, in un incidente in cui erano presenti il padre e il fratellino di cinque anni. Da allora niente è stato come prima, neanche col il marito e l’altro figlio. Ha continuato una vita di rispetto e decoro, ma segnata da un dolore troppo forte per riuscire ad amare.
Louis ha scelto di rinunciare ad intraprendere una carriera appassionante perché la fidanzata è rimasta incinta e quando si è innamorato di un’altra donna, durante il matrimonio, ha scelto di restare con la famiglia e di troncare la relazione, per stare con sua figlia. Ma per qualche giorno se n’è andato di casa e, al ritorno, sia lui che la famiglia, non sono stati più gli stessi.
Addie e Louis sono due anime che si curano e che si concedono di vivere, con la delicatezza ma l’intransigenza di chi se l’è negato per tanto tempo. La bellezza di seguirli, nei loro piccoli grandi gesti, è continua.
Si sente la bellezza di stare nell’imbarazzo e di andare verso l’ignoto, anche a settant’anni, per prendersi cura di un proprio desiderio. Si sente il calore di un’amicizia che cresce, che permette alla memoria di dispiegarsi e di portare alla luce le ferite rimaste vive. Si sente l’entusiasmo di trovare un compagno di avventure per condividere la gioia, il dolore, per affrontare insieme la vita quotidiana e le relazioni, anche con i rispettivi figli e nipoti. Si sente il rispetto, che permette di accettare la frustrazione e di trovare un modo, sempre nuovo, di starsi vicini.
E’ la grande bellezza di togliere la pezza dalle ferite, per curarle e tornare a vivere.

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a cura di Elisa Zuri

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